A Sölden Lara Colturi avrebbe dovuto essere tra le più giovani sciatrici a indossare un pettorale in Coppa del Mondo, battendo nelle statistiche una certa Mikaela Shiffrin che si era affacciata nel massimo circuito due giorni prima di compirne sedici. Ma poi le avverse condizioni meteo hanno cancellato quel giorno tanto atteso da lei.
Una scelta ponderata e personale che va rispettata e, fatta in totale autonomia e condivisa da tutta la famiglia, è la prima cosa su cui puntualizza Daniela Ceccarelli: «Lo sci è parte integrante della nostra famiglia, mia figlia dice che si è trovata sulla neve quando ha iniziato a camminare, anzi forse prima ha imparato a sciare…».
Nel frattempo gli anni del Pinocchio e del Topolino sono finiti, è giunto il momento di inserire quei risultati nei libri di storia e di guardare al futuro e a quel mondo Fis che tanto spaventa i giovani. Lara e la sua famiglia hanno analizzato varie opportunità che permettesse loro di proseguire le tabelle di marcia che si erano prefissati. E, avendo già mamma Daniela con una consulenza in mano per seguire anche altri atleti albanesi che ruotano intorno alla Via Lattea, hanno intrapreso la loro strada.
Si parlava di scelte, scelte personali, studiate nei minimi dettagli da due genitori che il mondo dello sci lo conosco bene. Anzi, benissimo. Daniela Ceccarelli ha vinto l’oro olimpico nel superG di Salt Lake City e oggi è istruttrice nazionale, Alessandro Colturi è stato tecnico e skiman in Coppa del Mondo, seguendo Daniela sempre in una gestione privata. Insieme hanno costruito il Golden Team Ceccarelli, dove hanno voluto improntare un lavoro di qualità e mantenere un profilo elevato.
Proiettata nel mondo delle grandi e come loro ha impostato una preparazione estiva di prim’ordine, senza porsi particolari problemi perché in fondo da tempo le sue tabelle di lavoro e la sua minuziosità strizzano l’occhio ai professionisti, piuttosto che ai teenager. «Che non toglie nulla alla vita di una giovane - precisa papà Alessandro -, sta con i suoi amici, vive i suoi momenti di teenager.
«Una bellissima esperienza, iniziata con grande tranquillità e senza alcuno stress - ancora Alessandro -, non dovevamo dimostrare niente a nessuno.
Se vogliamo è stata anche una vacanza, siamo partiti con l’idea di fare le prime gare per sistemare i punti, ma anche per fare allenamento e scoprire località a noi sconosciute».
Poi una vittoria dietro l’altra hanno fatto gola ed è solo lì che hanno deciso di seguire il circuito per provarlo a vincere. Missione compiuta, primi esami passati con successo. Dieci gare Fis vinte, sei delle quali della South American Cup.
Hanno fatto base a Sölden, sciando sui ghiacciai austriaci, in attesa del gigante sul Rettenbach poi annullato, poi nel mirino gli slalom di Levi e le gare di Sestriere. Non hanno alcuna intenzione di fare tutta la Coppa del Mondo, a oggi ci sono in programma i Mondiali Juniores di metà gennaio, ma non quelli dei grandi a Courchevel-Méribel.
C’è però da chiedersi come faccia una ragazza di quindici anni a gestire allenamenti e spostamenti, fuso orario e gare. Alessandro ha ben in mente la situazione: «Stiamo lavorando molto sull’aspetto atletico, le manca ancora la forza muscolare e in allenamento non può fare tanti giri - spiega - Tecnicamente è ancora giovane, si deve formare e con la forte crescita degli ultimi due anni dobbiamo lavorare moltissimo sugli equilibri. Ogni stagione si riparte dall’impostazione tecnica generale».
Il cerchio della questione - che per loro mai è esistita e per contro ha scatenato solo l’opinione pubblica - lo chiude Lara: «Questa è la mia famiglia, lo sci è la nostra passione e la portiamo avanti da sempre. Poi certo, ci sono sempre i momenti genitori-figli in cui ci si scontra». E allora che questa avventura prosegua come hanno deciso di impostarla. Una bella sfida, avvincente e intrigante, di un altro team privato che non è certo l’unico nel mondo dello sci e dello sport.
Di Andrea Chiericato