Port to
peak

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In bici e con gli sci attraverso il New England sfidando ghiaccio, vento, neve e molto altro.

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Dieci anni fa, quando Jake Inger frequentava le superiori, sognava di sciare su Mount Washington, la vetta più alta del New England con i suoi 1917 metri, un vero e proprio rito di passaggio per qualsiasi sciatore della East Coast. Ma questa montagna è anche famosa per alcune tra le peggiori condizioni meteorologiche del mondo, con venti che soffiano a più di 300 km/h e nebbie impenetrabili.

Un giorno di bel tempo, il suo amico Jack fece una telefonata al preside della scuola, finse di essere il padre di Jake e gli fece saltare le lezioni per andare a sciare. Insospettito, il preside richiamò il padre di Jake per chiedere conferma e questi rispose che non era stato lui a telefonare, ma che suo figlio aveva comunque il permesso di andare a sciare.

Negli ultimi dieci anni, Jake ha sviluppato un’intensa connessione con le montagne e con l’outdoor in generale. Oggi è un atleta di endurance esperto che trascorre quasi tutto il suo tempo in bici e sugli sci. E lo scorso inverno, queste due passioni sono confluite in un’idea grandiosa, molto più audace di quella di marinare la scuola.

L’ha battezzata Operazione Port to Peak. Ecco cosa prevedeva:

Parte 1: in bici da Portland, Maine, fino a Mountain Washington, New Hampshire, con tutta l’attrezzatura da sci (135 km e 1434 metri di risalita in quota).

Parte 2: scalare Mount Washington e scendere con gli sci (10 km e 982 metri in verticale).

Parte 3: tornare in bici a Portland (135 km e 824 metri di dislivello).

Il 2 marzo 2022 Jake è partito per provare a trasformare l’idea in realtà e con l’obiettivo di creare un cortometraggio che documentasse l’intera avventura. Per lui, è stato qualcosa di ovvio da fare.

“In passato, già andare a sciare a Mount Washington era un viaggio impegnativo che richiedeva parecchia pianificazione” sostiene. “È molto stancante guidare per tutto il viaggio di andata e ritorno. Così ho pensato, perché non partire direttamente da casa e provare a fare tutto da solo con le mie forze, vedendo cosa succede?”.

Quando Jake è partito da Portland alle 5 del mattino, al buio e con l’oceano Atlantico nello specchietto retrovisore della bici, erano già caduti alcuni centimetri di neve e le strade erano scivolose e impantanate. L’avventura iniziava subito con una complicazione, proprio come previsto.

“All’inizio, le strade erano conciate male. Davvero pessime. Non potrò mai ripeterlo abbastanza” ricorda. “Ho provato a infilare delle cuffie da doccia sulla punta delle scarpe per tenere alla larga neve e ghiaccio. Dopo poco, una è volata via, così ho fatto il resto del viaggio in bici con la scarpa tutta zuppa di acqua e ghiaccio”.

Quando è sorto il sole, le strade si sono asciugate e Jake ha preso il ritmo, pedalando fino a Mount Washington, per incontrare Pier ed Emily, due amici che si sarebbero uniti a lui per la parte del progetto che riguardava la discesa con gli sci. Una parte che avrebbe comportato più di una sfida.

“È vero, giravano delle voci sulle condizioni meteo in cima alla montagna” prosegue Jake. “Mount Washington può essere letteralmente flagellato dal vento, raffiche a non finire. Quindi le tempeste di vento possono essere molto, molto pericolose. Ed è stato proprio quello in cui siamo incappati. Anche la visibilità era minima, così abbiamo sciato lungo una linea più protetta chiamata Lobster Claw”.

Il gruppo ha dovuto prendere una decisione per la propria sicurezza evitando la vetta e potenziali pericoli di valanga, ma il risvolto positivo è stata la condizione della neve in quella zona maggiormente riparata.

“Di solito su Mount Washington ogni curva che fai sul ghiaccio è chatter puro” puntualizza Jake. “Stai facendo sci di sopravvivenza. Ma quel giorno la neve era soffice e leggera. Una cosa fantastica, proprio quello che ci voleva”.

Pieno di energia grazie all’impresa con gli sci su Mount Washington, Jake ha infilato di nuovo l’abbigliamento da bici umido e ha pedalato per altri 135 km lungo la costa di Portland, arrivando intorno alle 23. Complessivamente, l’avventura si era conclusa in circa 18 ore, durante le quali aveva percorso 283 km con un dislivello di 3261 metri, bruciando 14.000 calorie, compensate da barrette energetiche, panini, dolci, patatine fritte e nugget di pollo.

A qualcuno una simile avventura potrebbe sembrare pura pazzia e forse lo è davvero, ma per Jake è stata la giornata perfetta.

“Una cosa è fare una rapida uscita di sci tra una riunione in ufficio e un progetto a casa: lo facciamo tutti ed è divertente” commenta. “Ma quando ti impegni a fare qualcosa e dici ‘Questo è quello che farò per tutto il giorno’, a me sembra come una vacanza. Come se solo allora vivessi davvero. Parti e basta. Esci dalla vita normale e vai là fuori a fare quello che ami davvero. È una sensazione unica, la migliore di tutte”.

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